Le mie braccia sempre piene di panni, di piatti, sapone
Le mie braccia sempre piene di carta, di penne e pc
Le mie braccia sempre piene di incontri, parole, appuntamenti
Le mie braccia sempre piene di scope, stracci, qualche caffè
Le mie braccia sempre piene di sguardi, giudizi, aspettative
Le mie braccia spesso stanche, pesanti, mai sole con me
Le mie braccia ora piene di te, di pianti, sorrisi, amore
Le mie braccia più forti, più salde, per noi.
Tra una poppata e un post: diario di una mamma contemporanea
ciao, sono Elena e sono una mamma...sì, ok, così sembra la presentazione alla riunione dell'anonima alcolisti, ma in fondo...non siamo tanto lontani dalla realtà, perché noi mamme siamo (o vorremmo essere) così: chiacchieriamo, ci lamentiamo, ci sosteniamo, condividiamo i traguardi e ci piacerebbe ogni tanto ricevere una medaglia ;) Qui non troverete tutorial, decaloghi, trucchetti...prendete questa pagina come un aperitivo tra mamme che hanno voglia di condividere qualche momento speciale!
sabato 28 ottobre 2017
domenica 8 ottobre 2017
Tre secondi fa abbiamo visto quel fantastico + nel test di gravidanza, un secondo fa ti ho partorito e oggi...oggi andiamo già all'open day del luogo che ti accoglierà tra pochissimi mesi, il luogo dove incontrerai i tuoi primi amici, ti affezionerai a delle donne...che non sono mamma ma che hanno tutta la fiducia di mamma.
Ho scelto una scuolina piccola per te, piccola dentro le pareti, ma enorme fuori e grandiosa dentro le persone...una scuolina che sceglie di permettere ai bimbi di fare esperienze bellissime, avventure...giochi semplici e con materiali "poveri" ma giochi ricchi, importanti, perché ti insegneranno a cavartela, a fidarti di chi hai al tuo fianco non perché farà le cose al posto tuo ma perché ti starà accanto mentre sei tu che fai, sbagliando, riprovando, riuscendo. ..a volte anche fallendo...per poi riprovare perché "sì, ce la puoi fare!" sarà quello che ti sentirai dire.
Oggi forse piangerò, lo so...se non riuscirò a trattenermi mordendomi le labbra, mandando giù il magone...ma saranno lacrime belle perché mentre le educatrici racconteranno il progetto del tuo asilo io ti immaginerò mentre serio serio troverai un lombrichino nella terra e curioso, attento e meravigliato ne osserverai gli strambi movimenti, cercando di afferrarlo, studiarlo...con i tuoi movimenti ancora goffi rischierai di fargli male ma la tua dada, con dolcezza, ti farà capire che quella è Vita e ci vuole delicatezza.
Sarò anche un po' triste perché ti guarderò allontanarti un pò da me ma sarò felice perché so che starai bene, ti divertirai tantissimo e sarà ancora più bello riabbracciarsi alla fine della giornata, farci tutti insieme le coccole nel lettone, ridere mentre ti gratti le guanciotte nella barba di papà o affondi le dita tra i peli del gatto.
Oggi affrontiamo la nostra prima sfida importante Martino...e sarà bellissimo.
giovedì 28 settembre 2017
IO CON TE VOGLIO TUTTO
Te l'ho detto all'improvviso sugli spalti dell'autodromo, una sera di giugno, mentre fissavamo insieme il circuito buio e vuoto.
Te l'ho detto inaspettatamente perché stavamo insieme da pochissimo, ma era una verità che sentivo e che dovevo comunicarti. Con urgenza. Perché davvero lo sapevo. E tu invece che non sapevi cosa rispondere "sì, ok...bello questo tutto...ma cos'è, cosa vuol dire?"
L'abbiamo scoperto.
Tutto è partire per un viaggio senza meta, trovarla e capire che è lei solo all'arrivo.
Tutto è litigare, i tradimenti, lasciarci, riprenderci, desiderare di non esserci mai incontrati e riprenderci di nuovo.
Tutto è farci il verso dietro le spalle.
Tutto è entrarsi negli occhi, occhi gonfi di lacrime che non riescono a scendere, fermare la macchina al volo e dirti "ora urla" perché l'asfalto te l'ha portato via e tu continui a scrivergli messaggi che non avranno mai più risposta.
Tutto è stato vederti lì ad aspettarmi su quella seggiolina fintoergonomica mentre mi riportavano in camera dopo l'intervento.
Tutto è stringermi e tenermi e contenermi quando mi sembrava che tutto mi scivolasse via.
Tutto è decidere di creare una Vita.
Tutto è cercare insieme l'ennesimo specialista che per l'ennesima volta ti dà quel numero perché "lì vedrai, vi aiuteranno, in modo naturale mi sa che non si può".
Tutto è cercare conforto nel passato perché il nostro presente sembra così pesante.
Tutto è perdersi poi nello sguardo da vecchio saggio di quella giovane vita che davvero, sì davvero, abbiamo portato noi qui.
Tutto è litigare di nuovo, vomitarti addosso tutto quello che ho tenuto per settimane e fissarti mentre sconcertato accogli tutto...e non sapevi, non immaginavi. ..e ogni volta riabbracciarsi più forte di prima perché la famiglia noi la vogliamo fare insieme, senza data di scadenza.
E una canzone mi suona nella testa "stand by me...nobody knows. ..The Way it's gonna be..."
Te l'ho detto inaspettatamente perché stavamo insieme da pochissimo, ma era una verità che sentivo e che dovevo comunicarti. Con urgenza. Perché davvero lo sapevo. E tu invece che non sapevi cosa rispondere "sì, ok...bello questo tutto...ma cos'è, cosa vuol dire?"
L'abbiamo scoperto.
Tutto è partire per un viaggio senza meta, trovarla e capire che è lei solo all'arrivo.
Tutto è litigare, i tradimenti, lasciarci, riprenderci, desiderare di non esserci mai incontrati e riprenderci di nuovo.
Tutto è farci il verso dietro le spalle.
Tutto è entrarsi negli occhi, occhi gonfi di lacrime che non riescono a scendere, fermare la macchina al volo e dirti "ora urla" perché l'asfalto te l'ha portato via e tu continui a scrivergli messaggi che non avranno mai più risposta.
Tutto è stato vederti lì ad aspettarmi su quella seggiolina fintoergonomica mentre mi riportavano in camera dopo l'intervento.
Tutto è stringermi e tenermi e contenermi quando mi sembrava che tutto mi scivolasse via.
Tutto è decidere di creare una Vita.
Tutto è cercare insieme l'ennesimo specialista che per l'ennesima volta ti dà quel numero perché "lì vedrai, vi aiuteranno, in modo naturale mi sa che non si può".
Tutto è cercare conforto nel passato perché il nostro presente sembra così pesante.
Tutto è perdersi poi nello sguardo da vecchio saggio di quella giovane vita che davvero, sì davvero, abbiamo portato noi qui.
Tutto è litigare di nuovo, vomitarti addosso tutto quello che ho tenuto per settimane e fissarti mentre sconcertato accogli tutto...e non sapevi, non immaginavi. ..e ogni volta riabbracciarsi più forte di prima perché la famiglia noi la vogliamo fare insieme, senza data di scadenza.
E una canzone mi suona nella testa "stand by me...nobody knows. ..The Way it's gonna be..."
venerdì 22 settembre 2017
Benvenuto Puntino!
Oggi Facebook con i suoi ricordi mi ha portata a un anno fa, a giorni di attesa, di ansia, di speranza, di rabbia e di amore.
Giorni cruciali che mi hanno portata ad avere Martino tra le braccia e rileggendo quel che avevo scritto di nuovo piango, di nuovo rido, di nuovo mi emoziono, di nuovo mi arrabbio...ma con Puntino finalmente ad arricchire le nostre vite.
Oggi lotto altre battaglie, una su tutte quella per tentare di evitare la possibile chiusura (reale o no io non voglio che passi in sordina nemmeno un fantomatico e non realistico rischio) del reparto che ha visto nascere Martino.
E mi rendo conto che spesso le mie battaglie corrispondono con quelli che dovrebbero essere diritti riconosciuti a priori da amministrazioni e governi che si riempiono la bocca di belle parole, spesso inglesismi che fa più figo...poi però...
Poi però.
E allora voglio riscriverle qua le parole di un anno fa, ricordate quella azzeccatissima campagna pubblicitaria per il Fertility Day. .? Ecco, buona lettura ;)
La maestra nella mia testa, proprio oggi, mi chiede di scrivere un tema.
Un tema breve, dal titolo : CARA MINISTRA, IL FERTILITY DAY...
Cara Ministra, il Fertility Day...tocca me, come molte altre donne e non solo, molte altre persone...proprio da vicino.
Fertilità: l'essere fertile, fecondità, capacità di riprodursi di una popolazione, di un gruppo etnico...
Beh, io non so a quante persone questa parola salti in mente o se la ritrovi sulla lingua, lì sparata come un giudizio, un'etichetta...e quanto di frequente.
Ad alcune donne, tante donne mi creda, questa parola è imposta fin da un'età giovanissima. ..un'età in cui ancora spontaneamente non ci penseresti. Ma quelle fitte continue, quei dolori, quel ciclo che non finisce mai e ti stende, ti portano a dover rinunciare a vacanze, serate...cercando di non dare troppe spiegazioni perché spesso non le hai...passi di medico in medico e "finalmente" incontri quella mente illuminata che non ti prende per una malata immaginaria...e dà un nome e una spiegazione a come stai. si chiama ENDOMETRIOSI. La situazione è seria, è come svegliarsi all'improvviso...ed ecco che cominciano a importi quella parola: FERTILITÀ.
Magari hai 20 anni e non è che ancora ci avevi pensato...proprio no, devi fare ancora tante cose, conoscere QUELLA persona...ma ecco che ad un tratto quella parola diventa un tarlo nel cervello. Cominci ad avere paura che quel che in realtà non avevi ancora avuto tempo di desiderare...semplicemente non l'avrai. Ma sei piccola e ti godi il momento, posticipi quella discussione con te stessa.
Poi arriva QUELLA persona, quello che ti conosce, fino al più importante e profondo dei tuoi dolori, quel LUI con cui, ecco, un bimbo...?
Ci provi naturalmente, intanto ovviamente non hai mai smesso i tuoi controlli, quei controlli ormai diventati una routine dal giorno della diagnosi. Il bimbo non arriva...tra l'altro è impossibile che arrivi perché spesso i dolori sono talmente forti che non riesci nemmeno ad avere un rapporto completo con il tuo compagno. Sono talmente forti che la gente vede i tuoi denti, ti vede sorridere. ..ma perché hai imparato a mascherare così le fitte più forti. Ma LUI...LUI se ne accorge e sa cosa stai provando. E soffre con te.
L'ennesimo controllo, l'ennesimo specialista...e ti dicono che la malattia in effetti è cresciuta, sarebbe meglio prendessi questa pillola...intanto vai in lista d'attesa per l'intervento.
Quella pillola ti manda in menopausa. In menopausa a 30 anni. Non sto qui a spiegarvi i pianti, gli sbalzi d'umore, le caldane 😅 ...la mancanza di Voglia...quella voglia così naturale a 30 anni.
E i problemi sul lavoro perché, sì, non dai garanzie di continuità, potresti essere chiamata per l'intervento da un momento all'altro...quel bel progetto in cui metteresti tutta te stessa, il tuo progetto, non può esserti affidato. Già, succede anche questo. E riguarda ancora quella parola. Ed è un altro dolore, un'altra etichetta che non riesci a toglierti di dosso nonostante tutto il tuo impegno, nonostante tu al lavoro ci sia andata anche al quindicesimo giorno di emorragia senza chiedere nulla a nessuno.
Poi arriva l'intervento, la paura, il dolore, LUI che ti aspetta fuori dalla sala operatoria. LUI che spera insieme a te. Ti hanno pulita bene, puoi stare 6 mesi senza terapia...ci riprovi e ancora nulla...di nuovo in menopausa. Ritentiamo ancora, altri 6 mesi senza terapia...e arriva Lei, cara Ministra, con il suo Fertility Day.
Mancano 2 giorni a quel giorno, quel giorno in cui Lei crede con la sua spocchiosa campagna pubblicitaria di spingere un paese a riprodursi. Quel giorno in cui, invece, Lei è solo capace di affibbiare a un popolo intero giudizi bigotti tipici di un vecchio cattolicesimo che puzza di muffa...quello che ti fa vergognare se sei diverso, ti fa vergognare se sei malato.
Mancano 2 giorni cara Ministra, e caso vuole che mi ritrovo sul lettino della ginecologa...il mio compagno dietro di lei che mi guarda, lo guarda...lo schermo...e LO vediamo. Quel puntino. Non un nodulo. Non una ciste. Non un'aderenza. È quel puntino che aspettavamo. Quel puntino che mi fa scendere una lacrima e fa spuntare un sorriso contemporaneamente. Entrambi così leggeri e pesanti allo stesso tempo. Entrambi pieni di paura ma soprattutto speranza...che quel puntino diventi il nostro bambino. È già il nostro bambino.
Cara Ministra, il Fertility Day. ..ci ripensi un pò su, lo trasformi in soldi per la ricerca e gli ospedali, per la PREVENZIONE, per l'INFORMAZIONE...
BUON FERTILITY DAY CARA MINISTRA E TANTI AUGURI A NOI.
Giorni cruciali che mi hanno portata ad avere Martino tra le braccia e rileggendo quel che avevo scritto di nuovo piango, di nuovo rido, di nuovo mi emoziono, di nuovo mi arrabbio...ma con Puntino finalmente ad arricchire le nostre vite.
Oggi lotto altre battaglie, una su tutte quella per tentare di evitare la possibile chiusura (reale o no io non voglio che passi in sordina nemmeno un fantomatico e non realistico rischio) del reparto che ha visto nascere Martino.
E mi rendo conto che spesso le mie battaglie corrispondono con quelli che dovrebbero essere diritti riconosciuti a priori da amministrazioni e governi che si riempiono la bocca di belle parole, spesso inglesismi che fa più figo...poi però...
Poi però.
E allora voglio riscriverle qua le parole di un anno fa, ricordate quella azzeccatissima campagna pubblicitaria per il Fertility Day. .? Ecco, buona lettura ;)
La maestra nella mia testa, proprio oggi, mi chiede di scrivere un tema.
Un tema breve, dal titolo : CARA MINISTRA, IL FERTILITY DAY...
Cara Ministra, il Fertility Day...tocca me, come molte altre donne e non solo, molte altre persone...proprio da vicino.
Fertilità: l'essere fertile, fecondità, capacità di riprodursi di una popolazione, di un gruppo etnico...
Beh, io non so a quante persone questa parola salti in mente o se la ritrovi sulla lingua, lì sparata come un giudizio, un'etichetta...e quanto di frequente.
Ad alcune donne, tante donne mi creda, questa parola è imposta fin da un'età giovanissima. ..un'età in cui ancora spontaneamente non ci penseresti. Ma quelle fitte continue, quei dolori, quel ciclo che non finisce mai e ti stende, ti portano a dover rinunciare a vacanze, serate...cercando di non dare troppe spiegazioni perché spesso non le hai...passi di medico in medico e "finalmente" incontri quella mente illuminata che non ti prende per una malata immaginaria...e dà un nome e una spiegazione a come stai. si chiama ENDOMETRIOSI. La situazione è seria, è come svegliarsi all'improvviso...ed ecco che cominciano a importi quella parola: FERTILITÀ.
Magari hai 20 anni e non è che ancora ci avevi pensato...proprio no, devi fare ancora tante cose, conoscere QUELLA persona...ma ecco che ad un tratto quella parola diventa un tarlo nel cervello. Cominci ad avere paura che quel che in realtà non avevi ancora avuto tempo di desiderare...semplicemente non l'avrai. Ma sei piccola e ti godi il momento, posticipi quella discussione con te stessa.
Poi arriva QUELLA persona, quello che ti conosce, fino al più importante e profondo dei tuoi dolori, quel LUI con cui, ecco, un bimbo...?
Ci provi naturalmente, intanto ovviamente non hai mai smesso i tuoi controlli, quei controlli ormai diventati una routine dal giorno della diagnosi. Il bimbo non arriva...tra l'altro è impossibile che arrivi perché spesso i dolori sono talmente forti che non riesci nemmeno ad avere un rapporto completo con il tuo compagno. Sono talmente forti che la gente vede i tuoi denti, ti vede sorridere. ..ma perché hai imparato a mascherare così le fitte più forti. Ma LUI...LUI se ne accorge e sa cosa stai provando. E soffre con te.
L'ennesimo controllo, l'ennesimo specialista...e ti dicono che la malattia in effetti è cresciuta, sarebbe meglio prendessi questa pillola...intanto vai in lista d'attesa per l'intervento.
Quella pillola ti manda in menopausa. In menopausa a 30 anni. Non sto qui a spiegarvi i pianti, gli sbalzi d'umore, le caldane 😅 ...la mancanza di Voglia...quella voglia così naturale a 30 anni.
E i problemi sul lavoro perché, sì, non dai garanzie di continuità, potresti essere chiamata per l'intervento da un momento all'altro...quel bel progetto in cui metteresti tutta te stessa, il tuo progetto, non può esserti affidato. Già, succede anche questo. E riguarda ancora quella parola. Ed è un altro dolore, un'altra etichetta che non riesci a toglierti di dosso nonostante tutto il tuo impegno, nonostante tu al lavoro ci sia andata anche al quindicesimo giorno di emorragia senza chiedere nulla a nessuno.
Poi arriva l'intervento, la paura, il dolore, LUI che ti aspetta fuori dalla sala operatoria. LUI che spera insieme a te. Ti hanno pulita bene, puoi stare 6 mesi senza terapia...ci riprovi e ancora nulla...di nuovo in menopausa. Ritentiamo ancora, altri 6 mesi senza terapia...e arriva Lei, cara Ministra, con il suo Fertility Day.
Mancano 2 giorni a quel giorno, quel giorno in cui Lei crede con la sua spocchiosa campagna pubblicitaria di spingere un paese a riprodursi. Quel giorno in cui, invece, Lei è solo capace di affibbiare a un popolo intero giudizi bigotti tipici di un vecchio cattolicesimo che puzza di muffa...quello che ti fa vergognare se sei diverso, ti fa vergognare se sei malato.
Mancano 2 giorni cara Ministra, e caso vuole che mi ritrovo sul lettino della ginecologa...il mio compagno dietro di lei che mi guarda, lo guarda...lo schermo...e LO vediamo. Quel puntino. Non un nodulo. Non una ciste. Non un'aderenza. È quel puntino che aspettavamo. Quel puntino che mi fa scendere una lacrima e fa spuntare un sorriso contemporaneamente. Entrambi così leggeri e pesanti allo stesso tempo. Entrambi pieni di paura ma soprattutto speranza...che quel puntino diventi il nostro bambino. È già il nostro bambino.
Cara Ministra, il Fertility Day. ..ci ripensi un pò su, lo trasformi in soldi per la ricerca e gli ospedali, per la PREVENZIONE, per l'INFORMAZIONE...
BUON FERTILITY DAY CARA MINISTRA E TANTI AUGURI A NOI.
martedì 19 settembre 2017
Ti ho sentito arrivare
Questa mattina ti ho sentito arrivare.
Ti ho visto nella luce fredda e nostalgica che entrava silenziosa dalla finestra.
Ti ho ascoltato tra le fusa del gatto che vibravano all'unisono con i profondi sospiri di Martino.
Ti ho annusato nel profumo di caffè caldo e pane appena tostato.
Ti ho percepito tra i polpastrelli tirando su fino al naso quel plaid già troppo leggero.
Benvenuto Primo Autunno di Martino!
Presto, ingiallisci le foglie, lasciale volare a terra e falle scricchiolare tra i palmi paffutelli e curiosi del piccolo esploratore.
Voglio vederlo gattonare nel fango, inciampare tra i rametti secchi che il tuo vento ha fatto cadere.
Assaporerà i tuoi strani frutti e non vedrà l'ora che torni alla fine della prossima estate per gustarli ancora!
Bagnalo con la tua fresca pioggerellina, lascia che spalanchi la bocca facendo linguacce per sentire che sapore ha...poi fallo ridere a squarciagola quando la pioggerellina diventerà un temporalone e si aggrapperà alle salde braccia di papà per correre a cercare un riparo.
Bentornato Autunno, ti ho sempre amato, ma quest'anno Martino mi mostrerà tanti motivi in più per adorarti!
Ti ho visto nella luce fredda e nostalgica che entrava silenziosa dalla finestra.
Ti ho ascoltato tra le fusa del gatto che vibravano all'unisono con i profondi sospiri di Martino.
Ti ho annusato nel profumo di caffè caldo e pane appena tostato.
Ti ho percepito tra i polpastrelli tirando su fino al naso quel plaid già troppo leggero.
Benvenuto Primo Autunno di Martino!
Presto, ingiallisci le foglie, lasciale volare a terra e falle scricchiolare tra i palmi paffutelli e curiosi del piccolo esploratore.
Voglio vederlo gattonare nel fango, inciampare tra i rametti secchi che il tuo vento ha fatto cadere.
Assaporerà i tuoi strani frutti e non vedrà l'ora che torni alla fine della prossima estate per gustarli ancora!
Bagnalo con la tua fresca pioggerellina, lascia che spalanchi la bocca facendo linguacce per sentire che sapore ha...poi fallo ridere a squarciagola quando la pioggerellina diventerà un temporalone e si aggrapperà alle salde braccia di papà per correre a cercare un riparo.
Bentornato Autunno, ti ho sempre amato, ma quest'anno Martino mi mostrerà tanti motivi in più per adorarti!
giovedì 14 settembre 2017
La verità?
La verità è che di sta storia del blog non ho ancora capito un granché. ..
Sì, sono consapevole di aver aperto io il blog.
No, non ho una doppia personalità che fa cose a mia insaputa.
Ma non sono un'esperta di web, layout, graficnonsoche...sono un'esperta di chiacchiere ecco, quello sí, e mi piace sta cosa di farle circolare globalmente.
Ma da qui a far funzionare un blog...ne passa!
E allora...perché l'ho fatto?
È che ho una strana deformazione, da quando ho cominciato a maneggiare libri in modo più o meno consapevole (insomma non come quando a due anni tenevo sveglia tutta casa la notte perché dovevo leggere. ..va te a sapere cosa credevo di fare. ..?)...i miei pensieri viaggiavano nel mio cervello già in forma scritta, una specie di allucinazione non patologica (credo!) per cui, mentre penso, vedo un foglio (di solito un quaderno a righe) su cui man mano compaiono parole.
Sì, Ally McBeal mi fa un baffo!
Tornando al blog, vivo questo tempo fatto di condivisioni sul web e francamente mi piace, ci permette di allargare tanto lo sguardo, diffondere di più un pensiero, accogliere più persone in una discussione...persone che vivono anche nei posti più disparati!
Certo, i limiti ci sono, anche le derive antipatiche, e certe cose preferisco dirle guardando la gente negli occhi...se poi tra noi ci sono un paio di calici di vino bianco fermo, ancora meglio!
La maternità poi mi ha portata ad avere proprio il desiderio di condividere, verbo ricorrente...e quindi eccoci qua.
Con il tempo cercherò di migliorare anche l'estetica di tutta la questione, arriveranno un pò di foto, un'inpaginazione più accattivante. ..forse.
Sì, sono consapevole di aver aperto io il blog.
No, non ho una doppia personalità che fa cose a mia insaputa.
Ma non sono un'esperta di web, layout, graficnonsoche...sono un'esperta di chiacchiere ecco, quello sí, e mi piace sta cosa di farle circolare globalmente.
Ma da qui a far funzionare un blog...ne passa!
E allora...perché l'ho fatto?
È che ho una strana deformazione, da quando ho cominciato a maneggiare libri in modo più o meno consapevole (insomma non come quando a due anni tenevo sveglia tutta casa la notte perché dovevo leggere. ..va te a sapere cosa credevo di fare. ..?)...i miei pensieri viaggiavano nel mio cervello già in forma scritta, una specie di allucinazione non patologica (credo!) per cui, mentre penso, vedo un foglio (di solito un quaderno a righe) su cui man mano compaiono parole.
Sì, Ally McBeal mi fa un baffo!
Tornando al blog, vivo questo tempo fatto di condivisioni sul web e francamente mi piace, ci permette di allargare tanto lo sguardo, diffondere di più un pensiero, accogliere più persone in una discussione...persone che vivono anche nei posti più disparati!
Certo, i limiti ci sono, anche le derive antipatiche, e certe cose preferisco dirle guardando la gente negli occhi...se poi tra noi ci sono un paio di calici di vino bianco fermo, ancora meglio!
La maternità poi mi ha portata ad avere proprio il desiderio di condividere, verbo ricorrente...e quindi eccoci qua.
Con il tempo cercherò di migliorare anche l'estetica di tutta la questione, arriveranno un pò di foto, un'inpaginazione più accattivante. ..forse.
Per ora abbiate pazienza, facciamo quattro chiacchiere!
martedì 12 settembre 2017
Il Moscone e la Zanzara
No, non è una favola inedita di Esopo.
No, se cerchi il lieto fine non leggere questo post.
Sì, è una triste storia di vita quotidiana.
Un pomeriggio di inizio settembre, c'era una volta una mamma che, comodamente adagiata sul lettone, allattava il suo bambino.
Il tenero cucciolo scivolava dolcemente tra le braccia di Morfeo, la mamma lo ammirava innamorata e già pregustava le 2 ore successive : lunghi minuti in cui si sarebbe concessa di stare sul water più a lungo del tempo della solita "prestosubitosubitomammaèquifacciosololapipì÷%€£$&@₩ttana $#ccaneavevoancoravabèallaprossima".
Desiderati minuti in cui avrebbe finalmente lavato i piatti della sera prima e liberato dalle briciole, piegato e sistemato nel cassetto quel mucchietto informe di tessuto altrimenti detto tovaglia accartocciato e gettato sul tavolo senza pietà alcuna.
Anelati minuti in cui, addirittura, sarebbe riuscita a stendere il contenuto della lavatrice, prima di sentire quell'inconfondibile odore di muschio e pioggia tra i panni...un sogno insomma!
Poi arrivò lui, il moscone.
Con quel suo volo lento e rumoroso faceva larghi cerchi intorno alla testa dell'inconsapevole bambino, posandosi di tanto in tanto, ora sul gomito della mamma, poi sul ginocchio del cucciolo d'uomo che però, al contrario della madre, notevolmente infastidita, non se ne curava e continuava a tittare e dormicchiare.
La giovinetta, nonostante l'antipatico solletico provocato dal moscone, guardava ottimista al futuro!
Poi arrivò l'altra: la zanzara!
La giovane madre non poteva crederci, si sentiva perseguitata, ma battagliera era pronta a proteggere la morbida e succulenta carne del figlio...cercando anche di non disturbarne il sonno.
Iniziò così una lotta all'ultimo becco, le punture si accumulavano sulla pelle della donna che, però, fiera era riuscita a salvaguardare il figlioletto...tanto da riuscire, dopo una lotta che nemmeno il ballo del qua qua...ad adagiarlo nella cullina.
Uno sguardo orgoglioso al bimbo, quindi si incamminò verso la porta della camera...verso le sognate ore di libertà casalinga...
Pochi passi e...aaaaaaaa Uè Uè ueeeeeeeee!
Maledetta zanzara.
No, se cerchi il lieto fine non leggere questo post.
Sì, è una triste storia di vita quotidiana.
Un pomeriggio di inizio settembre, c'era una volta una mamma che, comodamente adagiata sul lettone, allattava il suo bambino.
Il tenero cucciolo scivolava dolcemente tra le braccia di Morfeo, la mamma lo ammirava innamorata e già pregustava le 2 ore successive : lunghi minuti in cui si sarebbe concessa di stare sul water più a lungo del tempo della solita "prestosubitosubitomammaèquifacciosololapipì÷%€£$&@₩ttana $#ccaneavevoancoravabèallaprossima".
Desiderati minuti in cui avrebbe finalmente lavato i piatti della sera prima e liberato dalle briciole, piegato e sistemato nel cassetto quel mucchietto informe di tessuto altrimenti detto tovaglia accartocciato e gettato sul tavolo senza pietà alcuna.
Anelati minuti in cui, addirittura, sarebbe riuscita a stendere il contenuto della lavatrice, prima di sentire quell'inconfondibile odore di muschio e pioggia tra i panni...un sogno insomma!
Poi arrivò lui, il moscone.
Con quel suo volo lento e rumoroso faceva larghi cerchi intorno alla testa dell'inconsapevole bambino, posandosi di tanto in tanto, ora sul gomito della mamma, poi sul ginocchio del cucciolo d'uomo che però, al contrario della madre, notevolmente infastidita, non se ne curava e continuava a tittare e dormicchiare.
La giovinetta, nonostante l'antipatico solletico provocato dal moscone, guardava ottimista al futuro!
Poi arrivò l'altra: la zanzara!
La giovane madre non poteva crederci, si sentiva perseguitata, ma battagliera era pronta a proteggere la morbida e succulenta carne del figlio...cercando anche di non disturbarne il sonno.
Iniziò così una lotta all'ultimo becco, le punture si accumulavano sulla pelle della donna che, però, fiera era riuscita a salvaguardare il figlioletto...tanto da riuscire, dopo una lotta che nemmeno il ballo del qua qua...ad adagiarlo nella cullina.
Uno sguardo orgoglioso al bimbo, quindi si incamminò verso la porta della camera...verso le sognate ore di libertà casalinga...
Pochi passi e...aaaaaaaa Uè Uè ueeeeeeeee!
Maledetta zanzara.
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