venerdì 22 settembre 2017

Benvenuto Puntino!

Oggi Facebook con i suoi ricordi mi ha portata a un anno fa, a giorni di attesa, di ansia, di speranza, di rabbia e di amore.
Giorni cruciali che mi hanno portata ad avere Martino tra le braccia e rileggendo quel che avevo scritto di nuovo piango, di nuovo rido, di nuovo mi emoziono, di nuovo mi arrabbio...ma con Puntino finalmente ad arricchire le nostre vite.
Oggi lotto altre battaglie, una su tutte quella per tentare di evitare la possibile chiusura (reale o no io non voglio che passi in sordina nemmeno un fantomatico e non realistico rischio) del reparto che ha visto nascere Martino.
E mi rendo conto che spesso le mie battaglie corrispondono con quelli che dovrebbero essere diritti riconosciuti a priori da amministrazioni e governi che si riempiono la bocca di belle parole, spesso inglesismi che fa più figo...poi però...

Poi però.

E allora voglio riscriverle qua le parole di un anno fa, ricordate quella azzeccatissima campagna pubblicitaria  per il Fertility Day. .? Ecco, buona lettura ;)

La maestra nella mia testa, proprio oggi, mi chiede di scrivere un tema.
Un tema breve, dal titolo : CARA MINISTRA, IL FERTILITY DAY...

Cara Ministra, il Fertility Day...tocca me, come molte altre donne e non solo, molte altre persone...proprio da vicino.
Fertilità: l'essere fertile, fecondità, capacità di riprodursi di una popolazione, di un gruppo etnico...
Beh, io non so a quante persone questa parola salti in mente o se la ritrovi sulla lingua, lì sparata come un giudizio, un'etichetta...e quanto di frequente.
Ad alcune donne, tante donne mi creda, questa parola è imposta fin da un'età giovanissima. ..un'età in cui ancora spontaneamente non ci penseresti. Ma quelle fitte continue, quei dolori, quel ciclo che non finisce mai e ti stende, ti portano a dover rinunciare a vacanze, serate...cercando di non dare troppe spiegazioni perché spesso non le hai...passi di medico in medico e "finalmente" incontri quella mente illuminata che non ti prende per una malata immaginaria...e dà un nome e una spiegazione a come stai. si chiama ENDOMETRIOSI. La situazione è seria, è come svegliarsi all'improvviso...ed ecco che cominciano a importi quella parola: FERTILITÀ.
Magari hai 20 anni e non è che ancora ci avevi pensato...proprio no, devi fare ancora tante cose, conoscere QUELLA persona...ma ecco che ad un tratto quella parola diventa un tarlo nel cervello. Cominci ad avere paura che quel che in realtà non avevi ancora avuto tempo di desiderare...semplicemente non l'avrai.  Ma sei piccola e ti godi il momento, posticipi quella discussione con te stessa.
Poi arriva QUELLA persona, quello che ti conosce, fino al più importante e profondo dei tuoi dolori, quel LUI con cui, ecco, un bimbo...?
Ci provi naturalmente, intanto ovviamente non hai mai smesso i tuoi controlli,  quei controlli ormai diventati una routine dal giorno della diagnosi. Il bimbo non arriva...tra l'altro è impossibile che arrivi perché spesso i dolori sono talmente forti che non riesci nemmeno ad avere un rapporto completo con il tuo compagno. Sono talmente forti che la gente vede i tuoi denti, ti vede sorridere. ..ma perché hai imparato a mascherare così le fitte più forti. Ma LUI...LUI se ne accorge e sa cosa stai provando. E soffre con te.
L'ennesimo controllo, l'ennesimo specialista...e ti dicono che la malattia in effetti è cresciuta, sarebbe meglio prendessi questa pillola...intanto vai in lista d'attesa per l'intervento.
Quella pillola ti manda in menopausa. In menopausa a 30 anni. Non sto qui a spiegarvi i pianti, gli sbalzi d'umore, le caldane 😅 ...la mancanza di Voglia...quella voglia così naturale a 30 anni.
E i problemi sul lavoro perché,  sì, non dai garanzie di continuità, potresti essere chiamata per l'intervento da un momento all'altro...quel bel progetto in cui metteresti tutta te stessa, il tuo progetto, non può esserti affidato. Già, succede anche questo. E riguarda ancora quella parola. Ed è un altro dolore, un'altra etichetta che non riesci a toglierti di dosso nonostante tutto il tuo impegno, nonostante tu al lavoro ci sia andata anche al quindicesimo giorno di emorragia senza chiedere nulla a nessuno.
Poi arriva l'intervento,  la paura, il dolore, LUI che ti aspetta fuori dalla sala operatoria. LUI che spera insieme a te. Ti hanno pulita bene, puoi stare 6 mesi senza terapia...ci riprovi e ancora nulla...di nuovo in menopausa. Ritentiamo ancora, altri 6 mesi senza terapia...e arriva Lei, cara Ministra, con il suo Fertility Day.
Mancano 2 giorni a quel  giorno, quel giorno in cui Lei crede con la sua spocchiosa campagna pubblicitaria di spingere un paese a riprodursi. Quel giorno in cui, invece, Lei è solo capace di affibbiare a un popolo intero giudizi bigotti tipici di un vecchio cattolicesimo che puzza di muffa...quello che ti fa vergognare se sei diverso, ti fa vergognare se sei malato.
Mancano 2 giorni cara Ministra, e caso vuole che mi ritrovo sul lettino della ginecologa...il mio compagno dietro di lei che mi guarda, lo guarda...lo schermo...e LO vediamo. Quel puntino. Non un nodulo. Non una ciste. Non un'aderenza. È quel puntino che aspettavamo. Quel puntino che mi fa scendere una lacrima e fa spuntare un sorriso contemporaneamente. Entrambi così leggeri e pesanti allo stesso tempo. Entrambi pieni di paura ma soprattutto speranza...che quel puntino diventi il nostro bambino. È già il nostro bambino.
Cara Ministra, il Fertility Day. ..ci ripensi un pò su, lo trasformi in soldi per la ricerca e gli ospedali, per la PREVENZIONE, per l'INFORMAZIONE...
BUON FERTILITY DAY CARA MINISTRA E TANTI AUGURI A NOI.

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